Uno degli incontri più interessanti e ricchi che ci ha regalato il Festival Internazionale del Libro di Budapest di quest’anno è stato quello con il magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo che, con una sottile ed intelligente ironia, ha aperto uno stimolante angolo sul noir italiano.
L’incontro aveva per titolo proprio “nero mediterraneo”, riportandoci subito a delle atmosfere particolari in cui sono nate ed hanno pian piano assunto un posto di rilievo parecchie storie legate alla cosiddetta narrativa giallo-nera. Il processo che ha visto un aumento di scrittori italiani che si dedicano al noir ha portato l’Italia a ritagliarsi, negli ultimi anni, un ruolo centrale all’interno di questo genere letterario, incuriosendo molte case editrici e numerosi lettori al di fuori dei confini italiani. Affiancato durante l’incontro a Budapest dal Prof. Antonio Donato Sciacovelli (Università dell’Ungheria Occidentale – Polo di Szombathely) lo scrittore ha delineato anche un quadro della situazione legata alla produzione letteraria italiana. L’incontro si concentrava principalmente su uno dei romanzi più famosi di Giancarlo De Cataldo, quel Romanzo criminale con cui ha vinto nel 2003 il premio Scerbanenco e che ha ispirato un fortunato e ben riuscito film di Michele Placido. L’Italia degli anni Settanta ed Ottanta che viene fuori da questo romanzo non è certo rassicurante, non si tratta della Roma che ci aspettiamo, di quella Roma città eterna e multicolore che spesso siamo spinti ad immaginare. La ricostruzione di questa città segreta, di questa Italia a tratti minacciosa ed angosciante, ruota attorno alle vicende della Banda della Magliana, senza dubbio la più grande organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma. [Nell'argomento si veda anche l'articolo di Luisa De Vettor.] De Cataldo ha voluto dimostrare anche come la letteratura possa essere, al tempo stesso, intrattenimento ed informazione, testimonianza e piacevole lettura. Una tipica caratteristica del noir italiano, che ritroviamo anche in altri scrittori nati e formatisi in questo Paese, riguarda forse quel lato tipico della commedia che, nonostante tutto, riesce a venir fuori anche nei momenti più drammatici. Un secondo incontro con De Cataldo prevedeva una sua introduzione alla proiezione del già citato film di Michele Placido, tenendo presente che egli stesso ebbe modo di partecipare alla stesura della sceneggiatura. I toni della serietà lasciavano talvolta il posto ad alcuni aneddoti, rendendo così ancora più vivo, piacevole e simpatico il modo che l’autore ha di interloquire con il pubblico. In uno di questi intermezzi Giancarlo de Cataldo ci ha raccontato l’incontro con un tassista che, dopo averlo riconosciuto, gli fa un’accorata confessione e dichiara di aver letto in tutta la sua vita due soli libri, uno dei quali era proprio Romanzo criminale. A questo punto De Cataldo, incuriosito, chiese quale fosse l’altro libro letto dal tassista, ebbene si trattava di un libro regalatogli dalla moglie, un libro che avrebbe dovuto indottrinarlo su come smettere di fumare. Si è trattato di un modo come un altro per dimostrare ai presenti come il buon noir possa essere quindi accessibile a tutti e, senza arrivare agli eccessi del tassista, possiamo senza dubbio affermare che anche i lettori meno abitudinari possono tranquillamente e con piacere avvicinarsi ad un genere letterario che si indirizza in questa direzione. Ci auguriamo quindi di poter presto leggere, anche in traduzione ungherese, almeno le più importanti opere di questo e di altri numerosi e meritevoli autori.
Ludmann Ágnes